A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Quando qualche anno fa dissi ad alcuni amici che secondo me via Cavriana
era una delle piu' belle della citta', non mi credettero. Cionondimeno,
non ho cambiato la mia opinione negli anni, nonostante la discarica abusiva
(di cui qualcuno si e' accorto e che, quindi, si spera sia scongiurata).
Quando, per recarmi in qualche luogo, transito per questo borgo,
all'improvviso mi pare di ritornare indietro negli anni, e mi immagino
quanto dovesse esser bella Milano un centinaio di anni fa.
Ma la storia di Cavriano risale a molto tempo prima.
La via Cavriana prende infatti il nome da una localita', Cavriano, che
nell'882 si chiamava Cavrenino, e che, come testimoniato da alcuni antichi
documenti, nel 1014 apparteneva al monastero cittadino di Santa Maria Valle.
Ne faceva parte una chiesa dedicata a Sant'Ambrogio, attiva nel 1180, e
poi nel Cinquecento, poi abbandonata nel Settecento, e tuttora intuibile
nell'abside della cascina omonima.
Percorrendo la via a partire dal viale Forlanini, si incontra per prima sulla destra la cascina Canavesa; essa era sosta obbligata per i "birocci" diretti da Porta Tosa a Rivolta d'Adda, in quanto ospitava una trattoria (il nome della cascina viene fatto risalire, con qualche dubbio, ad una "Canaveggia", che potrebbe significare "canna vecchia"). Sita al numero civico 26, fu meta di viaggiatori, piloti e addetti del vecchio aeroporto di Taliedo. Attualmente, dopo la chiusura della trattoria, avvenuta non molti anni fa, e la successiva occupazione da parte di un centro sociale, in seguito allontanato, attende una destinazione degna della sua storia, come del resto molte cascine della citta'.
Proseguendo nella via, sempre sulla destra, dopo il gasometro, al numero
civico 38 si trova la sopraccitata cascina Sant'Ambrogio; come accennato, sul
retro della cascina e' tuttora visibile una bella abside romanica, risalente
probabilmente al quattordicesimo secolo, e gia' proprieta' delle monache
milanesi di Santa Radegonda. In seguito essa venne adibita a ghiacciaia, ma
ancora alla fine dell'Ottocento erano visibili gli affreschi nella "tazza".
La cascina Sant'Ambrogio, recentemente restaurata in un colore forse un po'
piu' carico dell'originale, anche all'interno ha subito una paziente
rilavorazione fatta, laddove possibile, con gli strumenti d'epoca, per cui,
ad esempio, e' stato mantenuto il soffitto a travi di legno.
Narra la leggenda che la cascina Sant'Ambrogio fosse collegata al monastero
poco piu' innanzi (di cui diremo nel prossimo numero) mediante un passaggio
sotterraneo, ed in effetti nella cascina si trova una botola che solo per motivi
di vicinanza dei tubi del gas (e quindi pericolo di perdite nel cunicolo)
non e' mai stato esplorato. Lo stesso cunicolo si dice congiungesse il monastero
con la chiesa attualmente dedicata ai Santi Faustino e Giovita, e la cui
denominazione originaria, che risale al 1190, era San Faustino di Cavriano.
Questa e' stata, tra l'altro, la chiesa di riferimento per gli
abitanti del borgo fino ai giorni nostri, tanto e' vero che, pur cadendo
sotto la giurisdizione della Zona 4, essi fanno capo alla parrocchia succitata,
che si trova in Zona 3.
Proseguiremo la nostra escursione nel prossimo numero, quando ci occuperemo principalmente della cascina Cavriano, da cui prende il nome il borgo.